Blue Ocean. l’opportunità e la responsabilità di interagire con i mari

L’8 giugno si celebra la Giornata mondiale degli Oceani , un’occasione per riflettere sull’importanza degli oceani nel nostro ecosistema e sul ruolo che ogni membro della collettività deve assumere per interagire con gli oceani in modo sostenibile
La pesca è un’industria che dà lavoro a più di 200 milioni di persone, molte nei Paesi in via di sviluppo e il pesce è il 17% della fonte proteica mondiale.
Ogni anno vengono pescate 2,5 milioni di tonnellate solo per l’industria del tonno in scatola ed è un mercato in continua crescita nel tempo. Ciò significa che il pescato totale aumenterà, saranno necessarie più navi, la capacità delle navi dovrà crescere. L’industria del tonno è una tra quelle con i requisiti normativi più severi proprio in funzione della necessità di preservare le risorse.
Per alcuni anni, Greenpeace ha valutato le 11 marche di tonno più comuni sugli scaffali dei supermercati italiani, che rappresentano circa l’80% del mercato, sulla base delle loro politiche di sostenibilità e salvaguardia delle specie catturate, dei metodi di pesca utilizzati e delle informazioni che forniscono ai consumatori .
Nell’ultima edizione, molti hanno dimostrato di lavorare per una pesca sostenibile e trasparente, ma c’è anche chi continua a dipendere completamente dalla pesca intensiva e lesiva dei diritti umani.
Lo stato dell’arte
Mareblu (Thai Union Company) è un brand attivamente coinvolto nella pesca sostenibile, in particolare dopo le indagini svolte da Greenpeace, che l’accusava di essere “seriamente implicato in orrendi diritti umani e abusi ambientali”. L’’obiettivo per Thai Union Copany è di raggiungere entro il 2020 la tracciabilità completa per tutti i prodotti ittici, riducendo il rischio di pesca intensiva, e garantendo che siano soddisfatti standard elevati lungo tutta la filiera. In europa stanno lavorando per ottenere la certificazione Marine Stewardship Council (MSC) e la certificazione Aquaculture Stewardship Council (ASC) in tutta la catena di approvvigionamento della Thai Union Europe.
As do Mar, in base al proprio impegno a “non acquistare tonni catturati nelle riserve marine o in aree destinate a diventarlo” affermano di operare solo in zone dove lo stock non è stato sovrasfruttato, rispettando così le linee guida FAO. Inoltre, garantiscono la piena tracciabilità di tutti i tonni, sgombri e salmoni che utilizzano. Sono inoltre impegnati nel rispetto dei metodi di pesca utilizzando solo i più selettivi e con il minor impatto. Inoltre, in rispetto dei diritti umani, sostengono l’occupazione e l’economia locale. La sostenibilità dei loro prodotti è certificata da “Friend of the Sea” la cui missione è la promozione di prodotti da pesca e acquacoltura sostenibili e per questo, in conformità con le linee guida della FAO, Friend of the Sea ha definito criteri di certificazione altamente selettivi.
Callipo, azienda italiana nata nel 1913 si è da sempre impegnata in progetti di CSR sia a sostegno della ricerca scientifica, sia per il diritto all’istruzione, tanto che nel 2006 il loro CEO ha vinto il premio Ernst and Young “Imprenditore dell’anno” per il suo lavoro sulla “consapevolezza della comunità locale e capacità di favorire la crescita della sua azienda attraverso programmi continui e coerenti volti a supportare e sviluppare la cultura, l’arte, l’ambiente e la vita sociale” Sul loro canale YouTube hanno pubblicato una serie chiamata “Storie di Famiglia” che si concentra sulle persone che lavorano all’interno dell’azienda.
Nato negli anni ’60, Rio Mare non ha impiegato molto a diventare un nome noto nelle famiglie di tutta Italia, ed oggi si attesta come leader mondiale nel settore, anche grazie all’acquisizione del 100% del capitale della Tri Marine di Singapore, un’azienda di trading del tonno. Dell’acquisizione pochi hanno parlato (un comunicato, senza numeri). Secondo cifre non ufficiali ma attendibili il fatturato netto aumenterà i tra i 600 e i 650 milioni on top degli oltre 2 miliardi di euro (55% dalla divisione food) del 2018 (con un utile di 225 milioni di euro).
Rio Mare è stato uno dei membri fondatori della International Seafood Sustainability Foundation, il cui scopo è perseguire lo sfruttamento sostenibile degli oceani.
Il loro sito web enfatizza particolarmente la “Qualità Responsabile“, un programma CSR creato dal Bolton Group per la pesca sostenibile. Mentre sui social media, come youtube e Instagram, i contenuti sono più legati a temi di salute e benessere, sport e ricette.
Nel 2018 Rio Mare ha intrapreso una campagna, “La bambina e L’oceano”, al fine di comunicare le loro attività sostenibili e la decisione di collaborare con il WWF. Si tratta di una serie di video con protagonista una bambina di nome Ondina che inizia un viaggio guidato dal suo amico Oceano. L’avventura la porta nel Triangolo dei Coralli, in un meraviglioso viaggio attraverso immagini di animazione e filmate. Ondina imparerà che le bellezze dell’Oceano vanno tutelate e rispettate, e scoprirà l’importanza dell’impegno di Rio Mare con WWF per una pesca sostenibile.
Il video La Bambina e l’oceano (soggetto, sceneggiatura e editing di Tiziana Martini) ha l’obiettivo evidente di comunicare le proprie attività sostenibili in modo che tutti possano comprendere l’importanza del tema, con l’intuizione che, per quanto la sostenibilità sia un tema di interesse per un largo pubblico, il modo in cui fino ad ora è stato veicolato dalle imprese resta ostico e difficile da capire. Al contrario, La bambina e l’Oceano, parlando con il linguaggio della fiaba, coinvolge il target delle mamme (RA – Responsabili di acquisto).
Tutela del tonno, diritto dell’uomo
La pesca del tonno è una delle più redditizie al mondo, eppure le violazioni dei diritti umani sono endemiche, compresi il lavoro forzato, la schiavitù, la tratta di esseri umani e il lavoro minorile.
Un rapporto del giugno 2019 – Out of Sight: Modern Slavery in Pacific Supply Chains of Canned Tuna, realizzato dal Business & Human Rights Resource Center, che analizza i più grandi distributori di tonno al mondo, rileva che le aziende di questa industria non riescono a sostenere le loro politiche con azioni pratiche. La maggior parte degli intervistati richiede che i fornitori aderiscano ai moderni standard di lotta alla schiavitù, e tre (tra cui Tri Marine) hanno riferito di avere una politica propria, clausole contrattuali specifiche nei loro accordi con i fornitori, che vieti l’uso di lavoro forzato. Tuttavia, è difficile definire come queste aziende applichino i controlli: il Business & Human Rights Resource Center ha lamentato la scarsità delle informazioni fornite e l’assenza di prove che accertassero l’esistenza di procedure di due diligence consolidate ed efficaci: 18 società hanno indicato di condurre una qualche forma di due diligence – ma Tri Marine non ha fornito alcuna informazione sui propri processi di due diligence sui diritti umani.
È evidente, analizzando la strategia digital del marchio Rio Mare, che l’obiettivo è trasferire a tutti gli stakeholder il concetto di responsabilità a 360 gradi. L’impegno sembra essere sincero, ma la posta in gioco altissima. Diritti umani, salvaguardia delle specie, tutela dei mari, sono risultati che dovrebbero essere raggiunti come industria, mercato intero, guidato da leader visionari, sovversivi quasi.
Leggi anche l’intervista a Giuseppe Morici CEO Bolton Group
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