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Tutte Le Vite Hanno Lo Stesso Valore.

La Giornata dei diritti umani si celebra ogni anno il 10 dicembre, ovvero l’anniversario del giorno in cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato, nel 1948, la Dichiarazione universale dei diritti umani. Nel 2018, la Giornata dei diritti umani segna il 70 ° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani e il tema prescelto è “stand up for the human rights”.

Ho pensato quindi di proporre in questo articolo il punto di vista di due donne determinate e tenaci che che hanno portato le proprie testimonianze al Festival dei diritti Umani organizzato a MIlano quest’anno.

Hindou Oumarou Ibrahim è una donna della comunità Mbororo in Ciad e un’attivista ambientale. Al festival dei diritti umani è venuta per per parlare dei problemi del cambiamento climatico nel suo paese. In Ciad,  in 50 anni, il 90% dell’acqua è scomparsa e le temperature raggiungono i 55 ° C in estate rendendo la vita della gente indigena impossibile.

Ma Hindou Oumarou Ibrahim al Festival ha portato molto di più di una testimonianza sull’importanza di ridurre le nostre emissioni per far fronte all’innalzamento delle temperature. Hindou è venuta ad esporre le avversità che affliggono il suo Paese con enorme coraggio. Uno straordinario coraggio che le è stato dato dalla comunità in cui è cresciuta. Questa comunità le ha insegnato ad affrontare molte ingiustizie nel mondo, in particolare quelle riguardanti le donne in generale e le donne indigene in particolare .

Nelle comunità indigene del Chad infatti le donne assumono la responsabilità della sicurezza del villaggio perché gli uomini emigrano nelle metropoli per cercare lavoro durante la stagione secca. In questo modo le donne diventano le custodi delle risorse naturali, della conoscenza e della  cultura tradizionali, e devono trasmettere il loro sapere ai giovani rimasti. Ma la loro società è basata ancora su un modello patriarcale ed è davvero difficile per le donne trovare il loro posto perché, benché abbiano le stesse responsabilità, sono trattate in modo diverso dagli uomini. Per lei, è nelle relazioni internazionali che le donne devono combattere di più per far sentire la propria voce 

«Dobbiamo dare la possibilità alle donne di parlare senza freni” 

Ibrahim spera che il suo lavoro incoraggi le persone a conoscere e comprendere i problemi che ancora impediscono il totale rispetto dei diritti umani, oltre a pensare all’importante equilibrio tra l’umanità e l’ecosistema. Ma soprattutto, spera che il suo lavoro aiuti ad aumentare il potere delle donne, in modo che entrambi i sessi possano raggiungere gli stessi obiettivi sociali e ambientali

In fondo, il modo migliore in cui possiamo mettere le persone al primo posto è abbracciando l’idea che tutte le vite hanno lo stesso valore. 

Nara Baré è una donna indigena del Brasile. Lavora in un’organizzazione internazionale che combatte per la salvaguardia dei diritti dei gruppi indigeni. Si sveglia ogni giorno e cerca di raggiungere il suo scopo nella vita: rendere visibili gli indigeni.

Baré spiega come gli indigeni siano evitati dal governo brasiliano, in particolare a proposito dei progetti agricoli che riguardano la loro vita, i loro terreni e l’ambiente. Proteggere la “Pachamama”, la madre Terra, sta diventando ogni giorno più impegnativo a causa dei processi di urbanizzazione, agricoltura e sfruttamento del suolo. Secondo il suo racconto, in Brasile le autorità invadono costantemente la foresta amazzonica per sviluppare progetti al solo fine di generere profitti. Nara Baré ricorda di aver fatto molte manifestazioni mentre era adolescente in difesa della foresta Amazzonica, manifestazioni in cui erano coinvolti uomini, donne e bambini, tutti insieme per dimostrare al governo che tutti gli esseri umani sono uguali, capaci di tutto e allo stesso tempo dipendenti dalle decisioni del governo. Anche se erano coinvolti dei bambini, le autorità brasiliane contrattaccavano questi gruppi con violenza, armi e bombe. Li trattavano come animali. Ancora oggi, dice Narà, gli indigeni sono come invisibili agli occhi del Paese. Esistono 365 gruppi indigeni in Brasile che parlano più di 260 dialetti. Ma non hanno neanche un membro che li rappresenti al Parlamento.

Per questo Nara Baré ha creato il movimento Terra Livre in Brasile, parte di un’organizzazione internazionale che lavora anche in Messico, Colombia e Filippine. Gli attivisti si prendono cura dell’ecosistema mentre combattono attivamente per i diritti dei gruppi indigeni contro le autorità.

Attraverso Terra Livre stanno combattendo per ottenere membri rappresentativi nel Parlamento, per mantenere le loro tradizioni – che il governo vuole eliminare imponendo loro il cristianesimo – e per sopravvivere a un genocidio. 

“Chi protegge la madre terra non è un criminale, chi protegge la vita e i diritti umani non è un criminale, chi rompe le barriere e alcune frontiere per combattere per la terra non è un criminale”.

Grazie per il prezioso contributo a: Julie robledo, Isabel Márquez de la Plata, Haley Velez

Photo credits: Brazilian artist Willian Santiago

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Author: elena grinta

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